CATANIA – Ha lottato per oltre un mese nei reparti di Anestesia e Rianimazione dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Policlinico “G. Rodolico – San Marco” di Catania, dove i sanitari l’hanno strappata alla morte, sottoponendola anche alla ossigenazione extracorporea a membrana, cosiddetta Ecmo, dopo essere stata colpita dal Coronavirus al settimo mese di gravidanza.
Angela, la mamma catanese malata di Covid-19 la cui storia è stata seguita con apprensione dall’opinione pubblica proprio perché i medici del reparto di Ostetricia e Ginecologia del “San Marco” sono stati costretti a farle partorire la sua bimba pretermine, alla trentunesima settimana di gestazione, si trova adesso in fase di riabilitazione nel reparto di Pneumologia del Policlinico, monitorata attentamente.
Dal suo letto d’ospedale dove continua a combattere, ancora con una cannula alla gola che l’aiuta a respirare meglio e le consente di parlare con qualche fatica, Angela ringrazia sempre tutti i medici che hanno salvato lei e la sua bellissima Laura che fortunatamente non ha contratto il virus.
“L’esperienza è stata ed è tuttora fortissima dal punto di vista fisico ed emotivo –racconta – ma sono ancora viva grazie alle straordinarie équipes che mi hanno accolta con grande impegno e amorevolmente prendendo in carico me e tutta la mia famiglia. Dai primari Prospero Calabrese, Ettore Panascia (Anestesia e Rianimazione dei due presidi), Emilio Lomeo (Ostetricia e Ginecologia), Raffaele Falsaperla (Neonatologia e Utin II) e Nunzio Crimi (pneumologia), agli infermieri e tutto il personale”.
E sorride commossa Angela, al pensiero di aver potuto riabbracciare, seppur virtualmente attraverso la videochiamata, la sua piccola di quasi due mesi che è stata a lungo in incubatrice nell’Unità di Terapia Intensiva Neonatale del “San Marco”.
Adesso la bimba sta meglio e beve tranquillamente il latte che spesso è il papà Vincenzo a darle con il biberon. La sua mamma ha potuto confortarla e tranquillizzarla parlandole attraverso lo smartphone. Angela, in questi giorni, ha potuto rivedere in video anche il suo piccolo primogenito Alessio, che di anni ne ha tre e l’attende trepidante a casa con il resto della famiglia.
“Vedere i miei bambini è stata un’emozione meravigliosa – spiega momenti che non scorderò mai nella vita, dopo la brutta esperienza vissuta che adesso ricordo, questa sì, come un incubo da cui pian piano sto riuscendo ad uscire. Non ho capito nulla di quegli attimi, mi torna in mente solo qualche sogno ora che sto meglio. La respirazione in peggioramento dopo i primi giorni di cura a casa, la corsa in ospedale, il ricovero, il casco per respirare e l’intubazione, quelli sì che li ho in mente, poi più nulla. Al risveglio, dopo un mese di rianimazione e di forte sedazione, non ricordavo nemmeno di essere incinta, me ne sono accorta solo dopo e ho chiesto subito di poter vedere i miei bambini. Non vedo l’ora di prenderli tra le mie braccia. Laura sembra aver riconosciuto la mia voce la prima volta dal breve filmato che ho registrato quando lei era ancora nell’incubatrice, una gioia infinita”.
Angela non era vaccinata, ammette di aver pensato di non potersi sottoporre alla somministrazione nel suo stato, e per questo adesso lancia un appello alle future mamme:
“Non sono mai stata contro il vaccino antivcovid ma ho voluto temporeggiare.
Adesso mi pento amaramente di aver perso del tempo prezioso, per i miei familiari ai quali ho sconvolto la vita, e per me. Tutti i medici mi dicono non solo che è possibile vaccinarsi ma anzi è auspicabile. Esorto quindi tutte le donne in attesa a sottoporsi alla vaccinazione, senza rischiare la vita propria e del nascituro e patire le gravi conseguenze di una incauta scelta. Vorrei che tutti sapessero quanto io sia stata fortunata mentre qualcun altro, purtroppo, non ce l’ha
fatta”.