Di Giulia Costanzo (foto di Salvo Giuffrida)
CATANIA – «Per fare la conduttrice non basta studiare: devi avere la vocazione!» Classe 1980, per Paola Parisi, la passione che arriva sin dalla tenera età. Ce lo racconta con un po’ di emozione, perché – per la prima volta – è lei a dover raccontare sé stessa, a dover rispondere alle domande. Solitamente succede al contrario. Deformazione professionale, e non solo. Alle spalle una lunga carriera vissuta tra palco e radio: una militanza che le rende in assoluto tra i volti più noti ai piedi dell’Etna.
«A scuola imitavo i professori e, quando l’età ancora lo permetteva, nel periodo estivo lavoravo per tre mesi filati nei villaggi turistici: la stessa gavetta – per intenderci – di due icone come Amadeus o Fiorello»
«Da piccolina, i miei idoli erano Raffaella Carrà, la Parisi e la Cuccarini. La mia è l’epoca segnata da grandissime showgirl» ci racconta. «A scuola imitavo i professori e, quando l’età ancora lo permetteva, nel periodo estivo lavoravo per tre mesi filati nei villaggi turistici: la stessa gavetta – per intenderci – di due icone come Amadeus o Fiorello».
Dopo il villaggio turistico, consapevole di voler intraprendere questo percorso lavorativo, Paola scegli di frequentare due accademie. La prima è a Roma, la Starline di Enio Drovandi (il famoso barman ne I ragazzi della III C e Sapore di mare e protagonista di tanti cult targati anni 80) che frequentava nei fine settimana per una full immersion totalizzante, avendo l’opportunità di conoscere attori come Nino Frassica, Francesco Muti, Francesco Benigno e tanti altri.
«Non mi sono improvvisata, come in tanti oggi: sono orgogliosa di essermi fatta una bella gavetta con le rispettive porte in faccia, lo snobismo e tante cose che sarebbe meglio non raccontare, come le avance»
Un percorso basato principalmente sui rudimenti cinematografici, il contatto col pubblico e la dizione. Successivamente, qui in Sicilia, decide di iscriversi all’accademia di Enrico Sortino, esperienza a cui hanno fatto seguito molteplici attività sul campo. Anche perché il percorso di studio prevedeva sia l’animazione nei lidi che nei locali, con balli di gruppo ed espedienti di intrattenimento vari. Una formazione duplice, insomma: sia accademica che pratica.
«Non mi sono improvvisata, come in tanti oggi: sono orgogliosa di essermi fatta una bella gavetta con le rispettive porte in faccia, lo snobismo e tante cose che sarebbe meglio non raccontare, come le avance» ci riferisce. E non possiamo non chiedere qualche dettaglio ulteriore: «Si tratta di fatti non avvenuti in Sicilia, ma in altri contesti, come a Roma – rivela – Non posso tacere: non sono mancate le cosiddette proposte indecenti, che fortunatamente ho sempre rifiutato, preferendo invece rompermi la schiena. Quel che sono oggi e è frutto esclusivamente del duro lavoro». Fierezza, coraggio e orgoglio femminile: un bagaglio morale che Paola Parisi rivendica senza tentennamenti.
Alla domanda se essere donna sia mai stato limitante per lo sviluppo professionale, risponde a cuore aperto: «Sì, ma non soltanto nelle opportunità, perché essere donna continua a essere un problema: la nostra continua a essere una società fortemente maschilista, dove le donne non solo sono pagate meno, ma sono costrette a essere apostrofate in maniera poco garbata, soggette a violenze verbali e, talvolta, fisiche. Noi donne, però, dobbiamo essere sempre al top – continua Paola – perché se hai un capello fuori posto è un dramma e te la fanno pagare. C’è gente che si accanisce senza neanche conoscerti oppure ti accusano per la tua voce, non ritenendola canonica. Vuoi attaccarmi? Va bene, ma critica il mio lavoro, non la mia fisicità».
La carriera. Nel 2009, Paola lavora nei quiz nei locali, il Dottor Why, un intrattenimento destinato a divenire un successo. Gli inventori del gioco, nonché proprietari del locale Odessa di Acireale, individuarono in lei la figura perfetta per la conduzione. E ci vedono giusto. Perché sa come riempire i momenti di silenzio, instaurare un rapporto diretto e piacevole con il pubblico, superare con leggerezza i tanti imprevisti e difficoltà che si presentano durante gli eventi. «D’altronde – sottolinea – il palco non è la televisione e non puoi tagliare e montare le immagini prima di mandare in onda la trasmissione. Ci vogliono nervi saldi e un sorriso sempre pronto all’uso. Il palco è la vita, quindi, può succede di tutto».
Anno dopo anno, le collaborazioni aumentano e il lavoro cresce a dismisura. «Faccio tantissime serate, nonostante il nostro territorio sia ricco di grandi conduttori come Sardo Ruggero e Cristiano Di Stefano, mio caro collega con tantissima esperienza alle spalle. Ho condotto di tutto: dallo sport ai raduni agli incontri solidali, presentazioni di cantanti, il Sanremo doc, il Cinenostrum ed è stato un bel percorso formativo».
«Sanremo DOC è un discorso a sé, esci dalla Sicilia e vivi un’esperienza che sa di musica a 360 gradi, facendo il lavoro che ami con persone straordinarie»
Da un tragico episodio della vita di Paola è fiorita una stagione ricca di lavoro ed impegni, quasi a colmare quell’enorme mancanza della dipartita paterna che lei stessa ricorda ancora emozionata. «Ho perso mio padre, nel 2014, a causa di un infarto quando aveva ancora soltanto 53 anni: nonostante siano passati quasi dieci anni, piango come se fosse il primo giorno. La notte in cui mio padre è morto, sognai che mi abbracciava forte e lo salutavo consapevole che non l’avrei mai più rivisto ma da quel 2014 ho avuto un’esplosione di lavoro, come se mio padre dal cielo mi avesse dato una spinta».
Una spinta che arriva fino alla capitale della canzone italiana. «Sanremo DOC è un discorso a sé, esci dalla Sicilia e vivi un’esperienza che sa di musica a 360 gradi, facendo il lavoro che ami con persone straordinarie». Non un contest, non una gara, ma dei casting, dopo cui si partecipa con delle esibizioni vetrina per attrarre visibilità durante la settimana del Festival. Un’esperienza prestigiosa che si inserisce nel lungo curriculum di Paola Parisi.
«Con i social e la mancanza di rispetto verso chi da anni calpesta il palco, si è svilito il ruolo della conduzione, rendendola pari a una diretta Instagram o a un video su TikTok. E spesso le serate vengono affidate a persone incompetenti perché si deve risparmiare»
La professione oggi? «Con i social e la mancanza di rispetto verso chi da anni calpesta il palco, si è svilito il ruolo della conduzione, rendendola pari a una diretta Instagram o a un video su TikTok. E spesso le serate vengono affidate a persone incompetenti perché si deve risparmiare» questo è ciò che Paola non può proprio tollerare perché «si rischia di inibire la figura che invece fa da collante a tutta la serata». E aggiunge: «Budget per la location, per l’allestimento e tutto ma poi si va a tagliare sul presentatore ma d’altronde ogni serata ha il presentatore che si merita». Anche per questo, l’augurio che rivolge a chi si approccia a questo settore, soprattutto alle donne, non accetta fraintendimenti: «Non accettare lavori gratuiti o con budget ridotti, perché si va a colpire non soltanto il valore del proprio lavoro, ma anche di chi andranno a sostituire, svilendo capitali di esperienze e professionalità».