CATANIA – Il presidente della Regione Siciliana ha firmato l’ordinanza numero 85 che oltre a istituire due zone arancioni nei territori di Barrafranca e Niscemi, coinvolge anche altri 55 comuni sparsi per l’isola, 15 sono nella provincia di Catania. Proprio dalla provincia etnea un nutrito numero di sindaci espone però alcune perplessità circa il compito loro assegnato da Musumeci.
Dovrebbero infatti raggiungere in 16 giorni l’obiettivo di vaccinare almeno il 70% della popolazione nel territorio comunale da loro amministrato. Altrimenti come recita l’ordinanza: “Nel caso di mancata progressione del target previsto dei vaccinati in prima dose nel territorio comunale e di concomitante diffusione del contagio superiore al parametro di 250 casi per centomila abitanti, vengono, con separata Ordinanza, disposte le ulteriori misure di contenimento”.
In pratica si paventano sanzioni per chi non raggiungerà l’obiettivo.
Peccato però che i sindaci non abbiano nessun potere per raggiungere questo obiettivo proposto da Musumeci e che non siano stati coinvolti in alcun modo nel processo decisionale che ha portato all’ordinanza.
“Noi primi cittadini siamo in trincea dall’inizio della pandemia – dichiarano in una nota congiunta i sindaci Anastasio Carrà di Motta S. Anastasia, Carmelo Scandurra di Aci Castello, Enzo Magra di Mascalucia e Salvatore Barbera di S. Cono e come Musumeci ci auguriamo che la maggioranza della popolazione sia al più presto vaccinata in modo da poter finalmente ripartire senza correre il rischio di trovarci di nuovo a fare i conti con le zone colorate, ma bisogna anche considerare che non esiste attualmente in Italia un obbligo a vaccinarsi, perciò il potere dei sindaci su questa questione è quasi nullo.
Musumeci che ha amministrato in passato la provincia etnea dovrebbe ben sapere che essa è composta di molteplici realtà e che la campagna vaccinale è complessa e perciò per affrontarla seriamente bisogna assolutamente uscire dalla dinamica manichea tra i Pro Vax e i No Vax e non alimentarla a colpi di ordinanze. Ovviamente i motivi per cui la gente non si vaccina sono diversi e possono riguardare anche le condizioni di salute individuale, non solo le convinzioni personali.
Per questo motivo dobbiamo rilevare che anche questa volta è mancato un momento di concertazione con gli amministratori locali e perciò, tramite questa nota, facciamo richiesta di un incontro, utile e necessario, per programmare una strategia e una linea d’azione che possa raggiungere l’obiettivo e contestualmente chiediamo di revocare il provvedimento. Scaricare ai sindaci la responsabilità delle vaccinazioni, sia di quelle mancate che di quelle avvenute, senza nemmeno coinvolgerli, è davvero paradossale”